La crescita della partecipazione giovanile nel padel è un argomento chiave per il futuro di questo sport sul lungo termine. Su Padelbiz ne abbiamo parlato diffusamente nel corso degli ultimi due numeri (n.7/2024 e n.1/2025), entrando nei centri con approfondimenti dedicati agli juniores e intervistando chi quotidianamente è a contatto con i ragazzi che si avvicinano alla pala y bola. Cosa è emerso?
Che il padel comincia a farsi strada tra le preferenze di genitori e ragazzi, grazie anche agli Open Day organizzati dai club, ma che deve inevitabilmente fare i conti con la forte concorrenza degli altri sport più radicati sul territorio. In questo senso, la collaborazione con le scuole (magari attraverso il progetto di Racchette in Classe della FITP) è indicata da quasi tutti come un passaggio fondamentale per poter allargare la base. Di questo, ma non solo, abbiamo parlato con Luca Bottini, fiduciario FITP per il Piemonte.
L’intervista
Luca Bottini, fiduciario FITP Piemonte
Il movimento junior (dai 6 ai 18 anni e suddiviso in fasce di età aggreganti due annate cadauna) cresce in modo proporzionale al trend che questo sport, tra gli adulti, ha avuto negli ultimi quattro anni?
È interessante notare come il movimento junior nel padel stia finalmente vivendo una crescita più rapida. Avere una fascia di età che va dai 5 ai 18 anni permette di costruire una base solida per il futuro, sviluppando non solo le competenze tecniche, ma anche l’interesse per il gioco in sé. L’aumento delle strutture gioca un ruolo fondamentale. I proprietari di impianti si rendono conto che il futuro passa dai giovani, e investono in programmi di formazione, nell’obiettivo anche di costruire una community di talenti juniores.
I protocolli FITP, sia nell’indicare le fasce di età di cui sopra, sia nella suggerita relativa metodologia di insegnamento, trovano fedele riscontro nei centri piemontesi?
In Piemonte, come nel resto d’Italia, il padel sta vivendo un momento di forte crescita. Per quanto riguarda i protocolli relativi a fasce di età e metodologia di insegnamento, ci sono linee guida generali a livello federale, ma è possibile che i centri sportivi o le scuole di padel possano differire nelle modalità di applicazione. La FITP ha delle indicazioni per l’insegnamento del padel, che includono anche una suddivisione in fasce d’età per facilitare l’inserimento progressivo. Questo comporta metodologie didattiche specifiche, favorendone l’apprendimento in modo ludico. Nei circoli piemontesi, la conformità a questi protocolli dipende molto dal livello di preparazione degli istruttori e dalle risorse delle strutture. Tendenzialmente osservo una buona applicazione delle linee guida federali, con un approccio collaudato, ma non tutte le strutture le adottano in maniera rigorosa.
Quali ritieni siano le fasce di età maggiormente coinvolte (in termini sia di scuola che nella successiva pratica agonistica) e quali invece approcciano il padel in modo complementare?
Ritengo che la fascia di età più coinvolta sia quella dai 9 ai 14 anni, anche a livello agonistico. In quel periodo i ragazzi iniziano a sviluppare coordinazione e capacità atletiche, e spesso in sport che possano essere praticati in modo competitivo ma non troppo complessi da imparare. Il padel, con la sua natura di gioco rapido e accessibile, si adatta perfettamente a questa fase iniziale. Per quanto riguarda la fascia 5-8 anni, è comprensibile che facciano anche altri sport, è un momento importante per sviluppare le basi motorie generali in esperienze sportive varie. Un approccio multidisciplinare è utile per evitare specializzazioni troppo precoci e favorire una crescita più equilibrata.
Hai modo di verificare se chi, tra i ragazzi che partecipano ai corsi e non lo praticano in modo agonistico, frequentano poi i centri in modo amatoriale, prenotando slot tra loro?
La risposta tendenzialmente è no, ma dipende molto dalle età e dalle motivazioni individuali. In generale, i ragazzi che frequentano corsi di padel non agonistici tendono a vedere l’attività più come un momento ricreativo e di socializzazione, piuttosto che come un impegno continuo o una passione da coltivare anche fuori dalle lezioni. Soprattutto quelli più giovani potrebbero non essere così inclini a prenotare slot per giocare autonomamente tra di loro, perché la loro motivazione principale è legata al divertimento, all’apprendimento e al gruppo, più che alla competizione o al gioco libero. Inoltre, la mancanza di una forte abitudine al gioco fuori dall’orario del corso potrebbe renderli meno propensi a organizzarsi in modo autonomo.