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Antonio Pisu ha portato le sue conoscenze da attore e regista nel personaggio dell’”Atleta del Padel”, scherzando sulle esperienze dell’amatore medio. Una linea comica che gli ha fruttato la sponsorizzazione da Padel Mi Amor

di Benedetta Bruni

Delle diverse forme che il movimento del padel ha assunto in questi anni, da quando ha preso pianta stabile in Italia ed è entrato a far parte della nostra cultura sportiva e sociale, quella della produzione comica, quasi cinematografica, era rimasta ancora inesplorata.

Finché Antonio Pisu, attore e regista, non ha deciso di portare parte della sua esperienza sui social per parlare a tutti i “malati” di questa disciplina. È così che è nato il cosiddetto “Atleta del Padel”, una macchietta delle emozioni, le turbe, le soddisfazioni e soprattutto le delusioni che ogni amatore vive nelle quattro pareti. Oggi il content creator è attivo su diverse piattaforme – Instagram, TikTok, YouTube – e ha riscosso successo anche trai brand.

Tra questi, Padel Mi Amor è stato il primo che ha creduto nel progetto e ha investito nella sua crescita, verso una forma più cinematografica e non legata unicamente a un formato breve e, dunque, forzatamente limitato. Ne abbiamo parlato con Antonio stesso.

L’intervista
Antonio Pisu, Atleta del Padel

instagram.com/atletadelpadel

Raccontami un po’ di te e come nasce la tua passione per il padel.
Un paio di anni fa avevo voglia di riprendere a fare sport, che non praticavo da qualche anno, ma non volevo ricominciare dal tennis – mondo dal quale provengo – perché troppo impegnativo per una vita che attualmente non mi permette di essere stanziale e avere una routine fissa. Anche se un po’ scettico, quindi, ho deciso di ripiegare sul padel, che mi ha conquistato subito. Ho iniziato a giocare con degli amici e ora è diventata una passione a 360 gradi. Mi ricordo anche dov’ero la prima volta che ho preso in mano la pala: ero ospite a un festival a Bardolino, uno degli organizzatori era un istruttore di padel e mi ha convinto a fare una prova.

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Come è nata la pagina su Instagram e quando hai capito che poteva non essere solo un passatempo?
Il mio lavoro principale è quello di regista e attore, perciò è stato quasi naturale chiedermi perché non fare dei contenuti comici sul padel che rappresentassero il giocatore medio. Ho iniziato senza grandi pretese da poco, a gennaio, ora sta diventando sempre meno un gioco ma mi diverto lo stesso. Ho notato che qualcosa era cambiato quando sono stato invitato per la prima volta a un torneo di padel con AIDO e i partecipanti mi hanno chiesto di fare foto perché mi avevano riconosciuto dalla felpa arancione. Lì ho capito che non era più un semplice passatempo e ho iniziato a considerarlo un’altra versione del mio lavoro. D’altronde, anche nel mondo dello spettacolo si creano dei contenuti che poi le persone guardano. Sui social questi contenuti vengono realizzati in modo molto più veloce e si riesce ad arrivare a un numero di “spettatori” più alto e più in fretta.

Come riesci a conciliare questi due lavori?
Quello del content creator al momento non è un lavoro a tempo pieno. Scelgo io la programmazione dei contenuti, ma quando diventerà un’attività più strutturata allora sarà necessario seguire un piano più preciso. Poi, se mi si prospettasse lo scenario di riuscire a farne il mio lavoro principale, credo che rinuncerei al resto per fare solo quello. Se non altro mi piace come scusa per andare a giocare a padel quando ricevo gli inviti.

A proposito di inviti, quali sono stati i momenti che ti sono piaciuti di più finora?
Sicuramente uno di questi è quando ho incontrato Augstin Tapia. Ovviamente a livello internazionale non sono molto conosciuto, né tantomeno questi giocatori professionisti avevano idea di chi fossi. Gli ho chiesto se potessi fare cinque domande in chiave comica e tutti – Tapia, ma anche Federico Chingotto, Victor Ruiz e Teo Zapata – mi hanno risposto in modo molto positivo e cortese. Anche perché non è scontato che sia così: il pro non sa più cosa vive l’amatore sul campo da padel, senza sponsor e con tutte le frustrazioni del caso.

Dove trai l’ispirazione per i tuoi video?
La grande maggioranza è tratta da una storia vera, ovviamente esasperata al massimo affinché diventi comica. Per ora le idee mi vengono semplicemente da quello che vivo come giocatore amatoriale. Poi ogni tanto viro su qualcosa che si lega di più al mondo del cinema, come quando ricreo situazioni tipiche del campo da padel in chiave cinematografica. A tal proposito ho anche pensato a una serie di personaggi più ristretti e con delle caratteristiche riconoscibili singolarmente: la moglie, il fisioterapista, lo psicologo, e la cosa più divertente è che tutte queste persone in realtà sono dipendenti da questo sport, quindi anche se devono consigliare e curare il “malato” di padel, alla fine pure loro cedono sempre alla tentazione.

Come nasce la tua collaborazione con Padel Mi Amor? Come ti supporta?
Il nostro è un rapporto stretto e collaborativo con degli obiettivi futuri. Io li ringrazio perché sono stati i primi a credere in me e che hanno investito su questa cosa che inizialmente era molto più incerta, ora invece è diventata una bella attività da portare avanti insieme. Un piccolo aneddoto di quando ci siamo conosciuti è stata la mia richiesta di mantenere il mio “costume di scena”, cioè la felpa arancione, su cui poi aggiungere il logo Padel Mi Amor. Hanno accettato senza problemi. Oltre a questo mi forniscono anche delle magliette arancioni e altro abbigliamento per giocare. In più, con Paolo c’è una grande affinità di idee, il nostro obiettivo comune è dare una progettualità all’Atleta del Padel, una programmazione più “orizzontale” e meno basata sul singolo video che può diventare virale.

Cosa c’è nel tuo futuro?
Ovviamente giocare al Premier Padel, se il mio compagno non me lo impedisce. Solo successivamente vorrei far diventare l’Atleta un personaggio che non è amato solo da chi lo segue, ma anche dalle persone che sono solo incuriosite da questo sport. Mi piacerebbe che tutti giocassimo a padel, che non ci fosse un nemico, ma un complice che vuole creare un mondo di appassionati.





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