Nel mezzo del Roland-Garros, incontro con un’icona del tennis che condivide il suo amore per il argilla e il suo interesse per la crescita di pagaia.
L’emozione prima di tutto
Si trova nell’ambiente bucolico del Tennis Padel Club Forest Hill, a Marne-la-Coquette, che abbiamo incontrato Mansour Bahrami. Una vera leggenda del tennis, l’uomo con gli iconici baffi è noto per il suo stile di gioco spettacolare, il suo creatività in campo e il suo umorismo inimitabile.
Fondata in Francia da più di 45 anni, Bahrami evoca il suo profondo attaccamento al paese che lo ha accolto:
«La Francia è il mio Paese. Sono francese e ne sono fiero. Amo questo Paese.»
E quando parliamo di Roland-Garros, l’emozione è immediata:
Per me è il posto più bello del mondo per giocare a tennis, soprattutto sulla terra battuta. Adoro questo torneo. Gli sono molto legato. E ogni anno partecipo al Trofeo Leggende — un concorso che ho lanciato io stesso. Continua ed è davvero favoloso. »
La sua visione del padel
L’esplosione del padel ha stuzzicato la curiosità dell’ex finalista di doppio del Roland-Garros. Senza praticarlo con regolarità, segue da vicino l’evoluzione di questo sport:
“È uno sport in piena crescita, e questa è un’ottima cosa. Penso che sia un po’ più accessibile del tennis, ed è probabilmente per questo che attrae così tante persone. E, sinceramente, tanto meglio. »
Di recente ha giocato anche la sua prima partita:
“Ho giocato per la prima volta due giorni fa, in un torneo di celebrità a Racing Club di La Boulie. Ho pensato che fosse bello. Mi sono divertito molto. »
Tuttavia, per Mansour, il il tennis rimane una priorità :
“Non gioco spesso a padel, perché sono ancora molto attivo nelle esibizioni di tennis. Viaggio in tutto il mondo. E per quasi 70 anni, quando giochi ancora a Wimbledon, al Roland Garros o all’Australian Open, devi davvero allenarti e mantenerti in forma. »
«Le poche energie che ho le riservo al tennis. Devo essere fisicamente pronto per queste esibizioni a cui vengo ancora invitato ogni anno.»
E il dispettoso uomo baffuto ha ancora un sacco di energia da sprecare, con nostra grande gioia!



Tennis e padel, due cugini…
Per Bahrami, il ponti tecnici tra le due discipline sono evidenti:
«Ci sono molte somiglianze: il dritto, il rovescio… la base è la stessa. »
Ma secondo lui sono le regole a fare la differenza:
Nel tennis, c’è un solo rimbalzo. E se la palla colpisce la rete, è finita. Mentre nel padel, può rimbalzare sul vetro e il punto continua. Questa è la vera differenza.
Lo sport come collegamento e forza motrice per la vita
Al di là delle differenze tra le discipline, Mansour Bahrami fornisce un messaggio universale :
«Lo sport è salute. Non importa quale. E soprattutto, lo sport ha il potere di unire le persone. E questo è davvero essenziale.»
E se avesse avuto 30 anni di meno, avrebbe iniziato a praticare il padel?
Senza esitazione. Avrei giocato non per diventare un campione, ma per mantenermi in forma. È un ottimo allenamento per mantenersi in forma. E sono contento che chi trova il tennis troppo difficile possa scoprire questo sport.
Resilienza e talento uniti…

Nato nel 1956 in Iran, Mansour Bahrami ha vissuto una giovinezza segnata dai rivolgimenti politici del suo Paese. Privati della concorrenza per anni a causa della rivoluzione islamica, trovò rifugio in Francia alla fine degli anni ’70. Lì rilanciò la sua carriera con coraggio e determinazione.
Sebbene non abbia titoli importanti nel circuito ATP, ha raggiunto il finale di doppio al Roland Garros nel 1989 con Eric Winogradsky. Ma è soprattutto nel mostre che il suo genio si esprime: finti colpi, servizi spalle a rete, scambi spettacolari… Bahrami diventa un ambasciatore globale dell’intrattenimento tennistico, adorato dai fan di ogni continente.
Anche oggi, a quasi 70 anni, continua ad esibirsi in tutto il mondo.
Attraverso questa conversazione, Mansour Bahrami ci ricorda che lo sport non è solo una questione di trofei. È una storia di desiderio, gioia e connessione umana. Se il tennis rimane il suo grande amore, guarda al padel con un sincera curiosità e vera gentilezza.
Il suo messaggio finale gli sembra ovvio:
«Lo sport è vita.»
Cappello l’artista!
