…ma soprattutto in sei, se non in otto e nove! Da una teoria di coach Jorge Martinez, inauguriamo una nuova rubrica sulla nostra rivista, in cui approfondiremo l’importanza di allenare la mente e di convivere con tante anime dentro il campo
di Marcello Ferrarini
È risaputo che a padel si gioca in quattro. È altrettanto noto che in un rettangolo di campo di 10 metri per 20, si affrontano due squadre composte da due giocatori ciascuna. Ma in questi 200 mq di superficie e oltre, se consideriamo anche gli spazi esterni, le dinamiche emozionali, oltre a quelle tecniche, tattiche e strategiche, hanno un peso assolutamente rilevante sia sulle prestazioni dei singoli che nel risultato finale dei match disputati. E questo a tanti giocatori è poco noto.
Analizzando quindi il fattore prettamente mentale, dobbiamo andare oltre una mera operazione algebrica e comprendere che la somma 1+1 in questo caso non produce 2, bensì 3. Non possiamo infatti pensare che l’addizione relazionale tra due entità, ossia giocatori emotivamente differenti e unici a livello di personalità, caratteristiche, indole, temperamento, natura e leadership, non generino una terza forza in campo, quella che possiamo definire come la relazione di squadra.
Quando giochiamo a padel, dunque, nella stessa parte del campo siamo pertanto in tre e questa nuova entità può avere un impatto devastante, con connotazioni positive o negative, sulle performance singole di ogni giocatore, oltre che in quelle del team. Ci ritroveremo pertanto a giocare sullo stesso campo in sei, 3 vs 3, dove spesso vinceranno punti, game, set e match non le coppie di giocatori più forti dal punto di vista tecnico, bensì quelle più compatte a livello mentale, se saranno riuscite nel tempo a costruire la loro terza parte relazionale in maniera solida e stabile.
La teoria Martinez
Jorge Martinez, coach spagnolo della M3 Padel Academy a Madrid che ha portato all’apice del padel mondiale coppie come Galan/Chingotto e Brea/Gonzalez, un giorno mi disse: “Marcelo, escúchame. No hay 6 jugadores en una misma pista, el pádel lo juegan nada menos que 8, si no 9!”.
Si rivolse così nel rispondere a una mia specifica domanda sull’area mentale, durante una sua interessante e affascinante docenza al Corso Maestro Nazionale di padel FITP. Ovviamente in questo contesto si stava analizzando il settore pro e, nella sua visione prospettica e allargata, Jorge incluse anche il coach di ogni team, quale figura di grande rilievo e riferimento a livello mentale, emotivo e relazionale. Si arrivava quindi a un nuovo risultato, dove 1 giocatore + 1 giocatore + 1 team + 1 coach sommano una entità aumentata pari a 4.
Ma mentre stavamo ancora disquisendo su questa bizzarra e insolita sfida quattro contro quattro sullo stesso campo da padel, che a noi corsisti ammaliati sembrava già tanto, Jorge aggiunse serafico ma ‘caliente’: “Pero también 9, 10 incluidos los entrenadores!”. La sua analisi, infatti, includeva anche i diversi e distinti allenatori che durante le sessioni di allenamento settimanali preparano singolarmente e individualmente i giocatori.
Insomma, quel giorno tutti gli schemi e le convenzioni erano letteralmente saltati, così come le prescrizioni dettate da un regolamento condiviso e dalla certezza diffusa che a padel si giocasse solamente 2 contro 2.
Allenare la mente
Occorre pertanto ripartire da questi concetti apparentemente astratti, ma frutto di riflessioni accademiche di uno dei più noti e preparati coach di padel. È necessario essere coscienti dell’importanza, a tutti i livelli di gioco ed età, nel creare una relazione di coppia tra giocatori per trovare un equilibrio che possa portare benefici a entrambi, anche oltre quelle delimitazioni poste da una serie di pareti in vetro e griglie metalliche.
Durante ogni sessione di allenamento, lezione o corso, bisognerebbe prevedere sempre e necessariamente una componente mentale negli esercizi proposti, che siano di tipo tecnico, tattico, motorio o fisico, per alimentare costantemente il nostro cervello, in modo da saper affrontare e gestire con cognizione di causa quell’alternanza di momenti up&down.
La vera sfida si concretizza non in un match 2 vs 2, bensì su un campo di battaglia in cui le forze in campo saranno perlomeno sei e dove il fattore mentale sarà determinante su tutto. Per vincere, insomma, bisogna allenare ogni giorno la mente! Nei prossimi numeri, affronteremo con metodo e originalità, addentrandoci con specificità didattica nell’area mentale, quelli che possono essere esercizi pratici, fasi di programmazione, informazioni di rilievo di mental coaching, da tenere sempre in considerazione, sia durante gli allenamenti sia nelle partite che contano.
Questo al fine di accrescere e migliorare di pari passo la componente mentale con le competenze e doti dell’area tecnica, le visioni strategiche e sistemiche dell’area tattica, la preparazione fisica e funzionale nell’area motoria. Tutte insieme rappresentano il principio didattico della multilateralità, comune a tutti gli sport di racchetta, tra i quali anche il nostro amato padel.
Marcello Ferrarini
Sono Maestro Nazionale di Padel ed Istruttore di Pickleball FITP e collaboro con club di padel tra Modena e Reggio Emilia. Ricopro l’incarico di Fiduciario Territoriale Padel nel Comitato Regionale Emilia Romagna. Ho la qualifica Instructor Professional PCR-Padel Coaches Registry, avendo conseguito l’International Padel Certification e frequentato clinic e corsi di formazione per l’insegnamento agonistico, over, under, fisico-motorio e mentale. Laureato in Scienze e Tecniche Psicologiche, ho sviluppato Padel Player Program – ilpadel.org, un progetto didattico di programmazione strategica multilaterale e mental coaching in campo, nonché percorsi speciali rivolti a bambini e ragazzi DIR.
In foto: Bea González, Delfi Brea, Federico Chingotto e Ale Galán festeggiano la vittoria nel P2 di Bruxelles 2024. Al centro, il loro allenatore Jorge Martínez